Aspettando il Natale

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Anche quest’anno siamo arrivati alla fine di novembre. Girando per le strade di Milano si intravedono un po’ ovunque i preparativi per le prossime festività natalizie.
Il Natale è una festa cristiana. La nascita del bambino Gesù è considerata la principale festività in tutte le religioni cristiane, ma non è festeggiata allo stesso modo nei Paesi cattolici e ortodossi, a cominciare dalla data.
Il Mondo cattolico e una parte di quello ortodosso che hanno accettato la riforma del calendario gregoriano nel 1582, onorano il sacro evento il 25 dicembre. La chiesa di Gerusalemme, la chiesa Ortodossa russa, serba, antiche chiese orientali e quella cattolica orientale lo fanno sempre il 25 dicembre ma seguendo il calendario Giuliano che fa cadere la festività il 7 gennaio.
Il Natale è una delle feste più attese in molti paesi del mondo, soprattutto i bambini lo aspettano con ansia. Scrivono le letterine, partecipano alla decorazione dell’albero e si stupiscono nel vedere Babbo Natale nei Grandi Magazzini, per le strade, fino a quando qualche bambino più smaliziato non toglie loro lo stupore dal viso rivelando che “Babbo Natale non esiste! Sono i tuoi genitori che comprano i regali che poi trovi sotto l’albero”. Beata innocenza!
In Svezia il periodo natalizio inizia il 13 dicembre, festa di Santa Lucia. La mattina del 13 dicembre la figlia più giovane di ogni famiglia indossa una veste bianca e mette sul capo una coroncina di ribes rossi adorna di tessuto verde e sette candeline intrecciate, e così abbigliata porta caffè, latte e biscotti alla famiglia che è ancora a riposare sotto il tepore delle coperte.
I regali, fino a poco tempo fa, erano consegnati in modo davvero curioso: chi faceva il regalo doveva bussare con veemenza alla porta domandando: “Ci sono bambini buoni in questa casa?” La risposta era naturalmente: sì. Una volta aperta la porta, il dono era buttato per terra e la persona scappava per non essere riconosciuta. Insieme al regalo erano consegnate anche delle poesie che poi venivano lette il giorno di Natale. Oggi, nel cuore della Delecarlia nella Svezia centrale, si possono incontrare le renne di Babbo Natale, visitare la sua fabbrica e vedere il magazzino dei regali. Si può consegnare la letterina direttamente a Babbo Natale.

In Finlandia, patria di Babbo Natale, la notte di Natale ha un’atmosfera magica: sono accese candele in ogni casa e anche al cimitero, sulle tombe di coloro che non ci sono più. Nella cittadina di Korvatunturii, villaggio di Babbo Natale, arrivano tantissime letterine spedite da tutti i bambini.

In Danimarca i bambini danesi scrivono le letterine a Babbo Natale e proprio per l’occasione sono emessi francobolli speciali. La cena tradizionale inizia alle ore 18 e si conclude servendo il riso al latte. All’interno di uno dei piatti si cela una mandorla: chi la trova ha diritto a un maialino porta fortuna fatto proprio di mandorle.

In Russia il Natale è preceduto da un periodo di purificazione di 40 giorni in cui non si può mangiare carne; il digiuno termina quando compare la prima stella la notte del 6 gennaio simbolo della nascita di Gesù Cristo. Un’antica tradizione slava vuole che le giovani donne usassero candele e specchio per evocare l’immagine di quello che sarebbe diventato il loro futuro marito. La cena inizia appena appare la prima stella in cielo che annuncia la nascita. Si servono 12 diversi piatti in onore degli apostoli di Cristo, ma nessuno è a base di carne., Alcool, pesce e oli vegetali non sono ammessi dagli Ortodossi ferventi, mentre in altre famiglie si beve il vino rosso ma sono banditi i liquori. Il pasto per i credenti inizia con la preghiera al Signore fatta dal capo famiglia maschio mentre la mamma benedice tutti i partecipanti tracciando una croce con del miele sulla fronte degli astanti. Il piatto tradizionale è il “grano bollito addolcito col miele”, una specie di pudding che può avere varianti nei chicchi dei legumi o cereali, come riso, orzo, fagioli. Il miele per addolcire può essere accompagnato da semi di papavero, frutta secca e noci. Dopo cena non si lavano i piatti, si aprono invece i regali, e infine la famiglia si reca in chiesa per assistere alla messa di mezzanotte.

In Grecia, siamo nel rito greco-ortodosso, non è tradizione fare l’albero né ricevere regali da Babbo Natale, perché le due usanze non sono legate in modo religioso alla nascita di Gesù . Al posto dell’albero sono decorati modelli di legno di barche a vela. Il periodo di celebrazione inizia il 24 dicembre. I bambini si svegliano presto e ai piedi del lettino trovano una sacca e un bastone, con i quali vanno in giro per le case a caccia di frutta secca e biscotti chiamati ”kourabièdes”. Durante il loro giro cantano e suonano i triangoli e i tamburi e recitano poesie dedicate al Natale. Il 25 di dicembre vanno a messa e poi tutta la famiglia si riunisce per fare un ricco pranzo a base di carne di tacchino farcito con castagne e frutta secca.
Per i doni veri e propri, i bambini devono aspettare fino al primo di gennaio: sarà San Basilio a portarli.
In Cappadocia, per la festività è preparato il Vasilopita, termine greco composto da “Vasilo” e “pitta”, cioè il “pane di Basilio”. Basilio fu vescovo e teologo greco, venerato dalle Chiese cristiane; ebbe i titoli di confessore e Dottore della Chiesa concessi da Papa Pio V. I cattolici e gli anglicani celebrano la sua memoria liturgica il 2 gennaio, mentre la Chiesa Ortodossa lo celebra il 1 gennaio.
Si racconta che a Cesarea, in Cappadocia, nella prima metà del quarto secolo il vescovo, desiderando distribuire monete ai poveri della sua diocesi, diede l’incarico a molte donne di cuocere in forno un pane zuccherato nel cui interno era inserita una moneta d’oro. Ogni famiglia così non appena avrebbe tagliato il pane avrebbe avuto una piacevole sorpresa trovandola.

In Italia il Natale si festeggia il 25 dicembre. Il termine Natale deriva dal latino “natalis”. Il periodo natalizio inizia dal 24 dicembre e dura fino al 6 gennaio. Nel periodo che precede il Natale si fa il presepe e si addobba l’albero. Sono allestiti l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, e riposti per l’anno successivo il 6 gennaio, giorno dell’Epifania.
Il Natale è l’occasione per riunirsi, mangiare e scambiarsi i regali in segno di reciproco affetto. In Italia il culto della buona cucina si manifesta in tutte la sua grandezza in queste festività. I menù sono svariati, e a differenza di altri paesi è consentito mangiare la carne. I dolci natalizi per eccellenza sono il panettone, il pandoro e il torrone.
È in sostanza obbligatorio trascorrere le feste in famiglia, laddove in altri luoghi nel mondo il Natale e il Capodanno sono momenti da dedicare più a se stessi, magari programmando una vacanza.
È una tradizione che nel nostro Paese rischia di provocare amari conflitti: chi manca è considerato una specie di “traditore”, difficilmente perdonabile soprattutto da parte dei familiari più avanti di età. Anche per chi rimane a festeggiare in famiglia le discussioni potrebbero essere concentrate solo su chi non è in quel momento a tavola con loro. Insomma è una festività che andrebbe centellinata ad anni alterni anche per non creare abitudini che a lungo andare sono ripetitive e noiose. Oggi il tenore di vita degli italiani è piuttosto omogeneo, ci si frequenta con regolarità tra parenti. Forse il Natale potrebbe essere un giorno dedicato soltanto alla festività religiosa per chi è credente, o limitando i festeggiamenti maggiormente ai bambini, invece è motivo di stress e ansia per gli obblighi che ci siamo creati: i regali.
Sono sempre fatti col cuore? Obbligo e cuore possono sussistere? Sforzandosi la risposta potrebbe essere un sì, ma spesso lo sforzo fa perdere il piacere di fare.
Col tempo, i regali che non sono stati graditi (può capitare), che sono un doppione o non incontrano i nostri gusti, sono riciclati; è diventata una usanza anche questa, magari non dichiarata ma entrata in uso in periodi di “ristrettezze economiche”.
I preparativi del Natale e del Capodanno tendono a condizionare i nostri comportamenti. Prima del 25 dicembre tutto è concentrato sul rendere l’evento perfetto, azzeccare i regali, decidere chi dovrà accollarsi l’incombenza del pranzo o del cenone, accontentare i familiari.
Negli anni mi sono resa conto che è sbagliato e a volte dannoso pensare di soddisfare le aspettative altrui. È un impiego di energie tese a soddisfare bisogni materiali che forse è più utile all’ego che non alla festa, spesso trascurata.
Nella scelta dei regali – se non è a seguito di richieste “precise” – noi mettiamo qualcosa della nostra personalità. Ogni regalo deve piacere a noi per primi, e in esso ci sono la nostra personalità e il nostro affetto, il nostro tempo speso per “cercare” ciò che immaginiamo possa far piacere.
Insomma, un riprendere qualcosa di spirituale anche se nella materialità: donare qualcosa di noi.
Ma c’è anche qualcosa di infantile… seppur cresciuti ci sono in noi vestigia di quella letterina a Gesù Bambino con la quale si chiedevano i doni; e il regalo allora mantiene la sua valenza di “sorpresa” sotto l’albero. La gioia del giorno di Natale, forse anche l’innocenza di quel tempo.
Questo forse lo rende una faccenda meno commerciale e più intima.

Luciana E.

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