C’era una volta: l’Italia degli Italiani

È da molto tempo che non provo la soddisfazione di sentirmi italiano. È una affermazione che non richiede spiegazioni, ma se servissero… guardatevi in giro.
Ascoltavo poc’anzi una canzoncina molto vecchia: Vola colomba.

Nel maggio 1945 Tieste fu occupata dalle truppe jugoslave di Tito. Gli Alleati (nello specifico la Seconda divisione neozelandese, che fu la prima ad arrivare in città) riconobbero che la liberazione era stata compiuta dai titini, e in cambio chiesero e ottennero la gestione diretta del porto e delle vie di comunicazione con l’Austria (non sapevano del suicidio di Hitler, e stavano preparando l’invasione dell’Austria e quindi della Germania).
I Titini esposero sui palazzi la bandiera jugoslava e il Tricolore italiano con la stella rossa al centro e le bandiere rosse con falce e martello. Trieste visse momenti difficili in un momento difficile per l’Italia tutta: l’annessione alla Jugoslavia o il ritorno all’Italia.
I Triestini subirono confische, requisizioni e arresti sommari. Vi furono vendette personali, strascichi indotti dalla guerra appena finita. E vi fu l’eccidio dei fascisti e dei collaborazionisti rimasti in città, ma anche di combattenti della guerra di Liberazione e di civili, deportati nei campi di concentramento di Gloli Otok e Borovnica nei quali furono poi trucidati e gettati nelle foibe dai partigiani jugoslavi.
Invano i Triestini sollecitarono l’intervento degli Alleati. Il comando Alleato e quello Jugoslavo raggiunsero infine un accordo provvisorio sull’occupazione di Trieste. Senza alcun appoggio da parte di Stalin, Tito il 9 giugno 1945 concluse l’accordo con il generale inglese Alexander e ritirò le truppe dietro la linea Morgan; gli Alleati assunsero allora il controllo della Città.
La linea suddivideva la Venezia Giulia in due zone di occupazione militare:
la zona “A” (assegnata all’Esercito inglese e americano) che comprendeva Gorizia, Trieste, la fascia di confine fino a Tarvisio e l’exclave di Pola;
la zona “B” (occupata dall’Esercito jugoslavo) aveva due terzi della Venezia Giulia italiana con Fiume, quasi tutta l’Istria e le isole del Quarnaro.
Fin dal giugno 1945 molte migliaia di Italiani furono obbligati a sfollare dalla zona B; fu un commovente esodo di gente vinta e umiliata e poi maltrattata una volta giunta in Italia: civili che pagavano gli errori delle scelte scellerate di un’entrata in guerra voluta dal fascismo.
Ho un piccolo ricordo personale: mia nonna abitava un enorme appartamento in Corso Como, del quale una parte era stata requisita già in tempo di guerra per dare un rifugio ai senzatetto che avevano perso la casa durante i bombardamenti su Milano. Io nacqui anni dopo la guerra, in una delle stanze che le erano rimaste: i locali già requisiti erano stati assegnati a due famiglie sfollate dall’Istria e mia nonna non li riebbe più indietro. Da piccolo giocavo con il figlio di uno di quegli sfollati: si chiamava Andrea, e fu il mio primo amichetto. Sua nonna era un donnone energico e autoritario che parlava soltanto dialetto: io non capivo quello che diceva, però i suoi toni erano duri e molto diversi da quelli di mia nonna che mostrava di volerci bene, ci dava la merenda e ci lasciava giocare sul grande terrazzo che era rimasto di sua proprietà dopo le espoliazioni del tempo di guerra. Ora penso che forse il dolore di esser costretta a lasciar la propria terra fosse davvero enorme.
Con il Trattato di Parigi (1947) Trieste divenne Città Stato Indipendente sotto la protezione delle Nazioni Unite con il nome di Territorio Libero di Trieste (TLT).
Col Memorandum di Londra del 1954 l’amministrazione della Zona A fu temporaneamente affidata all’Italia in attesa della formazione di un governo proprio di Trieste. Contestualmente, l’amministrazione militare jugoslava si trasformò in civile, e la zona B divenne di fatto parte integrante della ex Jugoslavia.
Con legge costituzionale del 31 gennaio 1963 fu formata la regione Friuli Venezia Giulia di cui Trieste divenne capoluogo; infine, con la sottoscrizione del Trattato di Osimo del 1975, l’Italia e la Jugoslavia convennero di dare forma definitiva alla divisione del TLT: dopo alcune minime modifiche venne così sancita la sovranità italiana e jugoslava sulle zone da esse ricevute in amministrazione civile col memorandum del 1954.
Nel 2004, assieme ad altri Paesi, la Slovenia è entrata a far parte dell’Unione europea, e nel 2007 ha aderito al trattato di Schengen; Trieste non è più città di confine.

Ascoltando Vola Colomba mi è tornato alla mente un tempo in cui sapere di essere Italiano era un buon motivo per essere fortunati di esserlo.
Cominciava la scuola; non sapevo nulla, né io né i miei compagni, di tutte queste storie. Ci insegnavano l’Inno Nazionale e le canzoni degli Alpini scritte durante la Grande Guerra. Ci insegnavano a rispettare il sacrificio di tanti morti. C’era la bandiera italiana, e ci insegnavano ad amarla. C’era molta retorica ma io non lo sapevo. Mi insegnavano a rispettare la mia patria e io lo facevo.
Ci insegnavano che la bandiera era il simbolo di un’Italia che voleva vincere il dopoguerra con le armi del lavoro onesto e della dignità. Era il simbolo di un popolo e rappresentava la sua identità. Non avrebbero retto le scuse addotte da quei due viziati altoatesini, imbecilli ubriachi che pochi giorni fa hanno strappato la bandiera della Tailandia.
E ascoltando Nilla Pizzi mi è tornata alla mente una cosa letta da qualche parte: la canzone commosse e vinse il primo premio a Sanremo nel 1952, ma contribuì anche a far comprendere la causa italiana e pesò sulle decisioni prese a Londra nel 1954.
Non so se sia vero, ma se qualcuno decise così forse pensò alla proposta di Wilson a proposito dell’autodeterminazione dei popoli. Forse pensò che “sentirsi a casa” significa essere nelle proprie radici, sentirle e vivere con esse. E identità è anche identificazione con valori che allora non erano né superflui né vecchi; di un mondo più interiore che esteriore, che piangeva per commozione, di nascosto e con pudore.

1 Da il Giornale:
Un atto molto grave e che è considerato reato di vilipendio alla bandiera, esattamente come in Italia. La polizia di Krabi, dopo il fermo, ha consentito ai due ragazzi di girare un video in cui chiedono scusa e spiegano che nel loro paese (l’Italia) “la bandiera non è così importante”.

Erberto Accinni

Dio del ciel, se fossi una colomba,
vorrei volar laggiù, dov’è il mio amor che,
inginocchiata, a San Giusto prega con l’animo mesto:
“Fa che il mio amore torni…ma torni presto!…”
Vola colomba bianca vola…diglielo tu che tornerò…
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!…
Fummo felici, uniti…e ci han divisi…
Ci sorrideva il sole, il cielo e il mar,
noi lasciavamo il cantiere, lieti del nostro lavoro,
e il campanon… din… don… ci faceva il coro.
Vola colomba bianca vola… diglielo tu che tornerò…
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!…
Tutte le sere m’addormento triste e, nei miei sogni,
piango e invoco te… pur el mi “vecio” ti sogna,
pensa alle pene sofferte…
piange e nasconde il viso tra le coperte…
Vola colomba bianca vola…diglielo tu che tornerò…
dille che non sarà più sola e che mai più la lascerò!…
Dio del ciel!…diglielo tu!…

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