C’era una volta: la musica

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Non è del tutto vero che l’ozio è il padre dei vizi come sosteneva mio padre. Personalmente ritengo che non si possano fare asserzioni così assolute.
In una trasmissione televisiva di anni fa, lo psicologo Morelli (mi pare) auspicava per la propria figlia una vita con un po’ di difficoltà e momenti di ozio (si contrapponeva all’opinione che vorrebbe i ragazzi sempre occupati nel tempo libero: studiare musica o fare sport).
Io nell’ozio ho trovato spesso buone ispirazioni.
Credo che l’attitudine a pensare vada coltivata; ma se sono sempre occupato a fare… come posso pensare? Perlomeno, io sono fatto così.

La musica:
l’ho sempre trovata una buona compagnia. Non me ne intendo ed è probabile che usi parole errate, però in certi “fraseggi musicali” o in certi “passaggi” trovo delle note che a me vibrano “dentro” e mi trasmettono sensazioni o emozioni; mi sorprende sempre piacevolmente la capacità di ben combinare un sol con do re mi e darmi una nota di gioia o allegria o nostalgia o melanconia o spesso anche una carica emotiva. Non poche volte una musica mi ha aiutato a trovare la parola giusta per rappresentare quello che volevo dire.
Il rapporto fra psiche e musica deve essere affrontato da persona competente, ed io me ne astengo, però una considerazione mi viene dal disordine dei pensieri: la seconda grande invenzione dopo il cinema è stata il sonoro.
La proiezione delle prime pellicole mute era accompagnata dal pianoforte spesso suonato direttamente nelle sale, perché qualcuno aveva intuito che dessero valore alla pellicola.
Credo che fosse Peppino de Filippo che raccontò che questo era stato uno dei suoi primi mestieri nel teatro, e che mentre passava sullo schermo la scena di un funerale, lui distratto suonava le note di Funiculì Funiculà (sapete: jamme, jamme, n’coppa jamme jà).
Charlie Chaplin se le scriveva come accompagnamento ai suoi film muti e ci ha lasciato pezzi deliziosi: ricordate la danza dei panini nel film La febbre dell’oro?
Dopo, l’abbinamento di una colonna sonora adeguata alle scene è diventato un fattore determinante nel film: Ennio Morricone ha recentemente vinto un Oscar alla carriera per le sue colonne sonore.
Mi è capitato di sentire musiche molto belle in film mediocri, o musiche che hanno reso celebri grandi film; musiche che hanno segnato periodi di vita tanto da essere fischiettate anche dopo anni. Una per tutte: The sting.
Forse sarà per questa ragione, ma la musica spesso nella mia testa si accompagna a scene e momenti. Per molti anni, quando sentivo suonare Penny Lane, ho pensato immediatamente a un vicolo di Varazze. Un paio di anni fa sono tornato in quel vicolo, e allargando e braccia ho toccato con le mani i muri delle case ai lati: tanto è largo quel vicolo. Non sono mai riuscito a capire le ragioni di questa associazione mentale, e me le sono chieste per anni.

Se mi capita di scrivere spesso metto musica di sottofondo, e mi aiuta.
Ricordo di aver scritto un pezzo particolarmente ispirato sul balcone della casa che avevo a Ventimiglia, seduto sotto il sole mentre il registratore riproduceva musicassette di Pavarotti. Una in particolare era in grado di darmi suggerimenti: ‘A vucchella.
Ora, mentre sto buttando giù questi pensieri oziosi, Katina Ranieri sta cantando Forget Domani. La ricordate? Alain Delon baciava la bravissima Shirley McLaine a Sorrento nel film La Rolls Royce Gialla.
Se adesso mi occorresse scrivere una frase leggera potrei suonare I don’t want to play in your yard, cantata da Diane Keaton nel film Reds.
Se volessi fare una affermazione andrebbe benissimo One Flew Over The Cuckoo’s Nest, ma siccome non ho niente di serio da dire, ora va bene anche il Coro dei Pompieri del film Altrimenti ci arrabbiamo.

Vi lascio con un motivo che mi pare appropriato: Canzone arrabbiata, da Film d’amore e d’anarchia.
Presumo che ricordiate il film, e se volete riascoltarla internet vi può aiutare.

Erberto Accinni

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