La costa degli Etruschi – seconda parte

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Bolgheri: ci si deve proprio fermare per rendere omaggio al poeta che ha avuto l’appellativo di “Il Vate della Terza Italia“: sì, proprio Giosuè Carducci, il Premio Nobel per la letteratura nel 1906.
Figlio del medico condotto, Giosuè arrivò a Bolgheri nel 1835 e vi trascorse l’infanzia fino al 1849. Nella sua lirica egli decanta la Maremma che lo ha ospitato: “Dolce paese, onde portai conforme / l’abito fiero e lo sdegnoso canto “.
E ancora: “Quel tratto della Maremma che va da Cecina a San Vincenzo è il cerchio della mia fanciullezza e della mia prima adolescenza. Ivi vissi, o, per meglio dire errai, dal 1848 all’aprile del 1849″ (Lettere, Ed. Naz., 21 voll., Bologna 1938- 1960, XI vol., p. 10).
Bolgheri è immortalata nei versi della poesia “Davanti a San Guido”: “I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar”.
… non immaginavo di poter un giorno provare emozioni fortissime e coinvolgenti percorrendo il viale dei cipressi richiamato nella poesia; non me li ero immaginati così alti, perfettamente allineati in un viale così lungo… La poesia mi è tornata alla mente di colpo e ha sollecitato in me la nostalgia.
Bolgheri è a due passi dal mare, circondata da viti e olivi, al riparo del castello di mattoni rossi che invita a trattenersi nei vicoli stretti e lastricati, dove botteghe artigiane, enoteche, osterie e ristoranti propongono prodotti della tradizione gastronomica della terra, accompagnati dagli splendidi vini della zona (il già detto Sassicaia).
La chiesa, la casa d’infanzia del poeta e l’oratorio sono luoghi di grande suggestione. Una curiosità: su gran parte degli edifici si trova la targa che ricorda la proprietà della famiglia dei conti della Gherardesca. Sì, proprio il casato del Conte Ugolino, signore di quelle terre.

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Nel paese, su un angolo della piazza, è la statua dedicata a “nonna Lucia”, alla quale il poeta era molto affezionato. Le sue spoglie sono nel piccolo cimitero poco oltre, non distante dal centro del borgo.
Nonna Lucia occupa una tomba incredibilmente piccola, recintata in ferro battuto. I versi della poesia indicano il suo posto: «Di cima al poggio, allor dal cimitero, giù de cipressi per la verde via, alta, solenne, vestita di nero parvemi riveder nonna Lucia».
… non ci sono più parole da dire, dopo… solo il silenzio ti fa star bene. E nel silenzio, lo sforzo per ricordare tutta la poesia, che è un canto d’amore.
Grazie alle particolari caratteristiche del terreno e al microclima soleggiato, asciutto e moderatamente ventilato, si sono ben adattati nella zona i vitigni di origine bordolese, quali il Cabernet franc, il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Petit Verdot.

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Non potete vedere Bolgheri senza provare il desiderio di andare a Castagneto Carducci. Non è molto distante, una quindicina di chilometri arrampicandovi sulla collina. Potete parcheggiare lungo la via in salita e fare a piedi il percorso nel paesino. Vi accoglie una stradina, alla cui sinistra, dopo una brevissima salita avrete la sorpresa di vedere la casa che ospitò la famiglia Carducci quando fu allontanata da Bolgheri. La potete visitare: sono due stanzette dove il padre, oltretutto, esercitava la sua professione di medico. La casa, successivamente, fu data in vitalizio perpetuo al poeta, che vi si recava quando sentiva il bisogno di ritrovare pace e se stesso. Cacciava con gli amici e si intratteneva in lunghi pranzi con la “ribotta”, che al museo vi spiegheranno.
Sì, c’e anche il Museo, un piccolo angolo che Castagneto ha voluto per ricordare il soggiorno del poeta, peraltro presente anche nel nome del Paese. Potrete vedere pagine con le sue poesie più conosciute e studiate a scuola. Forse gli sforzi mnemonici di allora, troveranno un senso: vi faranno ricordare, e sarà un nostalgico ed emozionante momento.
Dal museo potete scendere alla piazzetta e poi al Belvedere. Ci sono ristorantini con molte cose buone, ma se volete assaggiare qualcosa di diverso, non dovete perdervi il piatto di salumi misti, e quello dei formaggi con il miele della zona, di un curioso posticino: “S’ha di d’andà”.
È stato bello gustare i vini locali e mangiare cose buone all’aperto. Che dire poi del pane? È meraviglioso. Dovete assolutamente andarci……non potete avere questa lacuna nella vostra esistenza!

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Ritorniamo al nostro itinerario, ripercorriamo la via Aurelia: da ambo i lati vediamo macchie di oleandri coloratissimi… si è pervasi da un profumo che inebria e invita a fermarsi e non ripartire. E così arriviamo a San Vincenzo, nella Maremma pisana, che estende il suo territorio fino a Piombino. A sud è il famoso Parco costiero di Rimigliano.
È oggi uno dei centri turistico-balneari più attrezzati della Toscana, è il capoluogo turistico della Val di Cornia e uno dei centri più frequentati della Costa degli Etruschi. Ha ricevuto la sua prima Bandiera Blu nel 2006 riconfermata anche negli anni successivi. Il porto, inaugurato nel 2010, è al centro del paese.
Tra San Vincenzo e il Golfo di Baratti si possono vedere i gigli di mare e le dune sabbiose ricoperte da ginepri, mirto e lentisco. I boschi di lecci e sugheri e la folta pineta, lambiscono la spiaggia di sabbia dorata. Nel Parco si possono ammirare fagiani, cince e altre specie di animali.

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Poco distante da San Vincenzo sorge Populonia, frazione del comune di Piombino, a 170 mt slm, in provincia di Livorno.
Una delle più grandi e importanti città etrusche e romane, Populonia nacque come insediamento etrusco, di nome Fufluna (da Fufluns, dio etrusco del vino e dell’ebbrezza) o Populonia: l’unica città etrusca sorta lungo la costa.
Era una delle dodici città della Dodecapoli etrusca. È nel golfo di Baratti ed è costituita da più siti, risalenti a momenti diversi della storia etrusca. I reperti della necropoli si trovano esposti nel museo della Collezione privata Gasparri, a Populonia Alta.
La necropoli – visitabile all’interno del Parco archeologico di Baratti e Populonia – è costituita dalla necropoli di San Cerbone – Casone e di Poggio della Porcareccia, risalente essenzialmente al periodo orientalizzante (VII secolo a.C.) e arcaico (VI secolo a.C.) con alcune sepolture più tarde, e dalla necropoli delle Grotte, del periodo ellenistico (IV – II secolo a.C.).
All’esterno del Parco si trovano zone cimiteriali più antiche (Poggio del Molino, Poggio delle Granate, Piano delle Granate, del periodo villanoviano), e altre di epoca tarda (periodo ellenistico), come le necropoli di Buche delle Fate, Poggio Malassarto, le tombe più recenti di Piano delle Granate. Dire che è bella? No, … però è interessante!

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Per finire il nostro itinerario della Costa degli Etruschi arriviamo a Piombino. Qui potrete fare dei percorsi di notevole rilevanza naturalistica, storica e paesaggistica. C’è il Parco Costiero della Sterpaia, caratterizzato dalla presenza di una foresta umida litoranea, con querce plurisecolari dalle forme maestose difficilmente visibili in altre zone dell’Italia.
Sempre a Piombino è un’Oasi del WWF: Orti Bottagone, che si estende per circa 100 ettari, con due paludi. Qui crescono il giglio d’acqua, il giunco e l’orchidea palustre, e sono ospiti numerose specie di uccelli, alcuni permanenti altri solo in certi peridi dell’anno, come il falco di palude, l’airone rosso, l’airone bianco maggiore, il cavaliere d’Italia, il fenicottero rosa e il falco pescatore.

Volutamente sono state “dimenticate” alcune località che vi lasceremo scoprire da soli… non si può avere sempre la “pappa pronta”!
In qualsiasi percorso ci sono luoghi da vedere autonomamente, anche quando altri propongono itinerari preconfezionati… portate con voi una macchina fotografica, non ve ne pentirete. Scoprirete angoli, squarci e paesaggi che – fotografati – diverranno “vostri”.

Il blog libero spazio ha per sottotitolo un motto: “la conoscenza migliora la vita”. È vero, ho l’occasione di spiegarlo e lo faccio volentieri: sono convinta che la conoscenza arricchisca e dia la possibilità di scegliere; al contrario, la non conoscenza dà luogo alla sottomissione.

Luciana E.

 

 

 

 

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