I bambini e la pubblicità

 

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L’influenza che i mass media esercitano sui soggetti in età evolutiva è molto pesante: la televisione, e soprattutto la pubblicità, agiscono sui processi formativi ed educativi delle nuove generazioni, sottoponendo i bambini a una sterminata varietà di programmi pubblicitari, i cui effetti possono essere “educativi positivi o negativi”.I bambini sono influenzabili perché sono in grado di ricordare un altissimo numero di spot pubblicitari, con dettagli relativi sia ai contenuti, sia agli aspetti tecnici.
Al di là del fatto che la pubblicità rappresenta un veicolo commerciale, è anche uno strumento in grado di creare modelli sociali che diventano stereotipi cui fare riferimento sul vestire, sullo sport, sulla scuola, sulle vacanze, sui modi di esprimersi; in definitiva è in grado di influenzare i comportamenti della gente, grandi e piccoli.
Un terzo della pubblicità che scorre sul piccolo schermo è dedicata al cibo. Il bombardamento cui sono sottoposti i ragazzi è preoccupante; la maggior parte degli spot vantano la bontà di prodotti confezionati. Certo la vita moderna sollecita a preferire i cibi confezionati con continui attentati al peso, che altri spot pubblicitari propongono di contenere reclamizzando cibi con basso contenuto calorico.
La pubblicità è parte integrante dei programmi televisivi; si pone con continuità all’interno dei palinsesti e rappresenta essa stessa un genere televisivo che a volte impegna registi noti; propone volti conosciuti di attori, sportivi, cantanti; è simile a un varietà, a una fiction, a un quiz o un cartone animato; non esiste più il Carosello di una volta che circoscriveva la pubblicità a pochi minuti di programmazione.
I bambini in particolare, provano un particolare compiacimento nel vedere pubblicizzati prodotti che hanno appena mangiato o i giochi che hanno usato per gran parte della giornata. I bambini imparano presto a gestire il linguaggio pubblicitario, facendolo diventare “argomento” di conversazione con altri bambini.
L’altro giorno, in classe ho ritirato i cellulari degli alunni, come faccio normalmente all’inizio della lezione. Ogni alunno ha messo il proprio cellulare in un contenitore di plastica, posto sulla cattedra. Il contenitore è stato poi da me spostato dove c’era spazio per poggiarlo, vicino al termosifone. I ragazzi erano attenti a vedere dove finissero i loro cellulari; hanno subito richiamato la mia attenzione, dicendomi di allontanarli dalla fonte di calore perché avrebbero potuto rovinarsi, aggiungendo che con il ricavato dalla vendita di tutti i cellulari ritirati avrei potuto comprare un’autovettura!
Propongo una riflessione: i nostri figli sono diventati portatori di” valori non adeguati alla loro età” e – forse senza neanche saperlo – sono degli intermediari “non pagati”?
Come si può oggi, in un momento di crisi così generalizzata, scegliere di comprare al proprio figlio un cellulare, o come altro si chiami, con il solo scopo di “non volerlo far sentire diverso dagli altri?”
Quali sono i valori che vogliamo passare alle generazioni future? Quando i genitori insegneranno ai propri figli che “non è tutto dovuto”, e soprattutto che non tutte le cose che sono pubblicizzate devono essere “per forza” possedute , costringendoli a fare acquisti a rate?
Io ho sempre pensato in modo classico alla famiglia “che lavora” e produce il suo “reddito”. Le entrate e le uscite per soddisfare i bisogni devono essere, ogni mese, quantomeno in pareggio; non ho mai creduto in una economia familiare basata sugli acquisti a rate… Non si può sempre basare la vita sull'”apparire” affinché tutti sappiano che anche “noi” possiamo permettercelo. Così costruiamo intorno al bambino una vita non vera, fondata sulla menzogna; e le delusioni che ne derivano compiono tanti disastri. Facciamo vedere ai nostri figli che tutto si acquista con sacrifici, e forse cominceranno a studiare “veramente”, perché molti non hanno capito che “studiare” è un “LAVORO” la cui retribuzione è la promozione.
Il bambino spesso è un personaggio attivo dello spot e il più persuasivo; il messaggio veicolato attraverso i bimbi difficilmente sarà rifiutato dagli ascoltatori: rappresenta la verità infantile innocente, che rende implicita la genuinità dei contenuti pubblicitari. Un bambino messo al centro della scena, diviene lo strumento di attenzione durante lo spot. Ma la pubblicità influisce con modi significanti e significativi sulle abitudini del bambino, con continui stimoli all’acquisto. E i bambini-fruitori, a loro volta influenzeranno gli adulti nella scelta.
Molti genitori acconsentono a far partecipare i propri bambini agli spot; sono orgogliosi di mostrare ad amici e parenti il loro bambino, ignari di sottoporlo a stress emotivi e fisici negativi per la sua crescita. È una esigenza della società moderna “comparire e apparire”, e i genitori sono gratificati, ricevendo indirettamente un riconoscimento: per il tempo dello spot escono dall’anonimato.
I bambini amano la pubblicità: sono in grado di ricordare un altissimo numero di spot, la loro struttura e i loro contenuti, nonché tutta una serie di dettagli sui contenuti e sugli aspetti tecnici: pensate ai video games! E ne sono inevitabilmente influenzati. Sono i bambini, gli adolescenti, che orientano le scelte dei genitori nei supermercati e nei negozi dove i bambini riconoscono i simboli, i marchi, i gadget della pubblicità televisiva.
Vorrei fare un accenno anche ai messaggi subliminali contenuti nelle pubblicità. Se fate un giro critico su internet, vi accorgerete di quante sono le accuse (giuste o ingiuste) di lanciare con canzoni, cartoni animati (!) e ogni altro mezzo, messaggi subliminali che richiamano altro: a cominciare dal sesso, dalle pratiche esoteriche, facili guadagni, fino a giungere alla innocente “aspirina” che indurrebbe a… e chi più ne ha più ne metta. Insomma la pubblicità sta, piano piano, eliminando tutto quello che di buono c’è nella nostra società. I bambini non hanno più punti di riferimento, gli adulti hanno inquinato il loro mondo incitandoli a crescere anzitempo, inducendoli a comportarsi in modo arrogante, violento, maleducato. Gli stimoli inducono a pensieri sessualmente scorretti, lontani dalla loro età che dovrebbe essere di giochi creativi.
La società rifletta, non lasciamoci sempre obnubilare dalla avidità del consumismo; il “SATANA” della nostra società è il ” DIO DENARO”!

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