Il carnevale

 

DSCN0603

È una festa che appartiene alla tradizione cristiana. Il termine ha origini molto antiche, significa alla lettera “carnem levare”, togliere la carne; etimologicamente è legato al concetto dell’astinenza e temporalmente precede la Quaresima, periodo durante il quale – secondo la pratica cristiana – doveva cessare l’uso della carne.

I tratti distintivi della festività sono precristiani e hanno origini nei saturnali romani, un breve tempo di sovvertimento dell’ordine sociale e gerarchico sostituito dallo scherzo e anche dalla dissolutezza, come ammetteva l’allocuzione latina “semel in anno licet insanire”

La celebrazione può iniziare il 1° gennaio o l’Epifania o il 17 gennaio (festa di Sant’Antonio) o il 2 febbraio (la Candelora) e dura fino al mercoledì della Ceneri nel rito romano; fino alla domenica di Quaresima, nel rito ambrosiano.

Il carnevale si riallaccia a una tradizione popolare che in molti paesi dell’Italia tende a scomparire, mentre in altri mostra di aver mantenuto il senso originario. Molti riti coincidevano, secondo il sentire popolare, con le credenze sulla scomparsa della luce del sole, trattenuta prigioniera e poi rinata. Dalla rinascita scaturiva un’esplosione di gioia e l’uso della maschera. Questi riti cadevano nel periodo del calendario liturgico compreso fra il 1° gennaio e le Ceneri. Questa è una delle ragioni per cui – nonostante le origini pagane – sia ricompreso nelle tradizioni cattoliche.

Nel carnevale moderno, le maschere esprimono distensione ed evasione, mentre alle origini avevano lo scopo (maschere e risate) di allontanare gli spiriti malefici; la maschera faceva possedere simbolicamente e temporaneamente la potenza divina degli animali sacri che essa rappresentava.

La licenza sessuale del Carnevale sarebbe collegata ai riti di fecondità della terra, ma anche all’archetipo delle nozze sacre; l’usanza di bruciare un fantoccio richiamava un sacrificio primitivo.

Con l’avvento del cristianesimo, il contenuto rituale e magico di queste pratiche è andato via via scemando lasciando però inalterate le pratiche, che hanno perso l’aura magica mantenendo il solo aspetto esteriore ridotto a folclore.

Durante il medioevo il clero tollerò feste simili, come: la festa dell’asino, la festa dei Folli, che cadevano proprio durante il periodo dell’attuale Carnevale, cioè – secondo il calendario liturgico – dall’Epifania al mercoledì delle Ceneri.

Divertimenti molto in uso erano i balli mascherati; durante uno di questi “il ballo degli Ardenti”, per poco non restò ucciso Carlo VI di Francia, travestito da orso.

I balli furono molto in uso nel XVIII secolo, al tempo del reggente Filippo D’Orléans ma furono soppressi nel 1790 sotto il Direttorio.

In Italia, durante il XVIII secolo restarono a lungo famosi i carnevali di Firenze, Ivrea, Verona, Torino, e soprattutto quelli di Roma. A Venezia, la presenza del Doge e del Senato dava solennità alle feste: erano previsti fuochi d’artifici, giochi di funamboli, c犀利士
ombattimenti simbolici.

Goethe descrive il carnevale romano e i costumi di Pulcinella o di avvocato, di mendicante, con pettinature particolari, i riti bizzarri come quello della “gara dei moccoletti”, che consisteva nel girare cercando di spegnere le candele altrui.

Nel carnevale dei secoli scorsi si mescolavano le classi sociali; le maschere che erano adottate spesso esprimevano le aspirazioni dei singoli.

 Nel carnevale moderno entra di diritto quello di Viareggio, costituito da cortei di carri che le hanno conferito la fama di “capitale della carta pesta”. È costituito da sfilate di carri raffiguranti persone e situazioni reali della vita pubblica.

A Sanremo i carri sono uno “spettacolo di fiori”.

Carnevali famosi oggi sono anche quelli francesi di Nizza, Digione, Bordeaux, e quelli tedeschi, quali quello di Colonia.

Tra tutti i carnevali, però, quello più conosciuto a livello mondiale è quello di Rio De Janeiro, in Brasile.

È una gigantesca festa, nella quale il folclore europeo e quello africano si sono intrecciati con il folclore locale. È nato nel XIX secolo, ed è popolato da una folla sterminata di bianchi, neri, meticci, che danzano con costumi variopinti per le strade della città, al seguito dei carri.

 A Milano

Con l’espressione rito ambrosiano si indica la liturgia di gran parte della diocesi milanese e di alcune zone delle diocesi limitrofe che anticamente erano soggette all’Arcivescovado di Milano.

Le caratteristiche del rito ambrosiano sono molto simili al rito liturgico romano primitivo, di carattere “cristocentrico”: il rito non permette, ad esempio, le celebrazioni di feste santorali in domenica o in giorni di Quaresima (ad eccezione della festa di San Giuseppe e dell’Annunciazione).

Tra le altre differenze con il rito romano ci sono quelle dell’Avvento (che inizia dopo l’11 novembre e dura sei settimane) e della Quaresima, che non inizia il mercoledì delle Ceneri ma la domenica successiva.

Il carnevale ambrosiano dura quattro giorni in più di quello romano perché la tradizione vuole: “ …che il vescovo sant’Ambrogio fosse impegnato in un pellegrinaggio e avesse annunciato il proprio ritorno per carnevale, per celebrare i primi riti della Quaresima in città. La popolazione di Milano lo aspettò prolungando il carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito delle Ceneri che nell’arcidiocesi milanese si svolge la prima domenica di Quaresima” (da Wilkipedia).

A Milano, domani 8 marzo dalle ore 15 si svolgerà intorno al Duomo la tradizionale sfilata in maschera promossa dal Comune di Milano. Protagonista di questa 39°edizione sarà la Fondazione Oratori Milanesi (FOM) che coinvolgerà circa 30 mila ragazzi di tutta la Diocesi.

Il corteo con maschere e carri allegorici avranno come tema lo sport.

Buon Carnevale a tutti!

Luciana