Il Monachesimo e l’abbazia di Chiaravalle.

Conosciuta come Santa Maria di Roveniano, nasce su un’area originariamente paludosa poi bonificata, a pochi chilometri a sud delle mura di Milano, tra il quartiere Vicentino e il quartiere Rogoredo.

Come nasce l’abbazia.
Il monachesimo europeo nasce nel Medio Oriente, si diffonde nel IV secolo, in Egitto, in Palestina e in Siria, sulla scia di Antonio il Grande e di altri Padri del deserto, che abbandonarono completamente il mondo per vivere nella solitudine (eremos) oppure per associarsi insieme in comunità o cenobi (dal greco coinobios, vita in comune), per ricercare una comunione più intensa con Dio ed innalzarsi verso la santità.

Dopo il IV secolo cominciò a diffondersi anche in Occidente.
A dare al monachesimo del cristianesimo cattolico la sua particolare fisionomia operosa, rispetto a quello del cristianesimo ortodosso, più portata alla contemplazione e all’ascetismo, fu un giovane, discendente da una famiglia della piccola nobiltà provinciale dell’Umbria: Benedetto da Norcia, vissuto a cavallo tra il V e il VI secolo. Ritiratosi a vita eremitica a Subiaco, Benedetto aveva visto crescere attorno a sé un gruppo di seguaci, insieme ai quali, trasferitosi successivamente nelle vicinanze di Cassino, aveva fondato il monastero di Montecassino, il più importante centro monastico dell’Occidente. All’incirca negli stessi anni in cui i giuristi bizantini, per ordine di Giustiniano, lavoravano alla sistemazione del diritto civile romano nel Corpus iuris civilis, San Benedetto gettava le fondamenta della nuova società monastica, con la compilazione della sua Regola Ora et Labora. La regola fu scritta originariamente per il solo monastero di Montecassino, ma venne presto adottata come regola per eccellenza del monachesimo cattolico.

Nella primavera del 1112 entrarono nella comunità il nobile Bernardo di Fontaines che portò con sé trenta suoi compagni. Il crescente afflusso di persone desiderose di far parte della comunità rese necessaria la fondazione di monasteri filiali: il primo sorse a La Ferté nel 1113, nel 1114 ne venne fondato uno a Pontigny, poi uno a Morimond e nel 1115 dodici monaci guidati da Bernardo diedero vita al monastero di Clairvaux (o Chiaravalle), del quale Bernardo fu il primo abate. Le quattro abbazie così fondate sono chiamate abbazie primigenie. Pur emettendo voto di povertà, i cistercensi non misero mai in discussione il possesso di terre o denaro (in capo all’abbazia quale soggetto di diritto pontificio e non alla disponibilità dei singoli): anzi, nel capitolo generale del 1134 si permise espressamente la possibilità di acquistare terre, vigne, pascoli, boschi e corsi d’acqua. Solo grazie a questi beni i monaci sarebbero stati in grado di provvedere a sé stessi con il loro lavoro, come prescritto dalla regola di san Benedetto, e si sarebbero garantiti la libertà necessaria per realizzare la forma di vita monastica.

Nel 1134, frate Bernardo, giunse a Milano, convinse i Milanesi a sostenere Papa Innocenzo II contro l’antipapa Anacleto II mettendo così fine alla disputa papale e alla lunga guerra che aveva visto contrapposto Milano al resto della Lombardia. I milanesi e molti benefattori per riconoscenza si impegnarono a costruire un grande monastero, in un’area paludosa situata a circa 5 chilometri da Porta Romana.
La costruzione dell’Abbazia, così come la vediamo oggi, fu iniziata per opera dello stesso Bernardo tra il 1150 e il 1160, su una prima cappella originaria della quale non v’è più traccia. I lavori si protrassero fino al 1221, e fu consacrata nello stesso anno dall’allora vescovo di Milano Enrico Settala.

L’Abbazia è uno dei primi esempi di architettura romanica con linee gotiche in Italia, e grazie alle bonifiche dei terreni e alle opere idrauliche dei monaci che la abitavano, è stata ritenuta fondamentale per lo sviluppo economico della bassa milanese nei secoli successivi alla sua fondazione.

Il chiostro e la torre furono costruiti tra il 1347 e il 1349 ampliando il preesistente chiostro duecentesco, insieme alla sala capitolare con i graffiti attribuiti al Bramante. Tra il 1439 e il 1497 venne realizzato il chiostro grande anch’esso realizzato dal Bramante e in seguito demolito per far spazio alla linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova. Il campanile della facciata risale presumibilmente al 1568.
La torre, detta “Ciribiciaccola” da un’antica filastrocca in dialetto milanese, ha forma ottagonale nelle sue tre parti principali, conica nella sezione più alta; raggiunge un’altezza di 56 metri circa.

Suona per chiamare a raccolta i monaci, per la liturgia delle ore e durante il sanctus delle messe conventuali. È chiamata Bernarda in onore di San Bernardo di Chiaravalle; oggi viene azionata a mano dai monaci cistercensi tramite una corda che pende in mezzo all’ incrocio tra il transetto e la navata centrale della chiesa.
Il campanile è stato edificato alla fine del Settecento, e dal 1907 ospita 5 campane, tutte intonate in Re3 Maggiore mentre la Bernarda suona un Re4.
Tra il ’500 e il ‘700, la chiesa fu decorata da affreschi ad opera di Bernardino Luini e dei fratelli Fiammenghini (Gian Battista e Gian Mauro Della Rovere).

La Comunità monastica ebbe un primo scossone durante il regno di Maria Teresa d’Austria e dalla sua politica di soppressione degli ordini religiosi, ma fu soltanto nel 1798 , ad opera di Napoleone, che l’ordine fu soppresso, e questo causò l’abbandono e il deterioramento di molte opere. La chiesa divenne parrocchia del vicino paese. I beni dell’Abbazia furono venduti e fu avviata la demolizione, dalla quale si salvarono soltanto la chiesa, una parte del chiostro piccolo, il refettorio e gli edifici dell’ingresso. Nel 1861 fu demolito il chiostro grande per far transitare la linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova.

I lavori conservativi e di ricupero iniziarono soltanto nel 1893 con l’acquisto del complesso da parte dell’Ufficio per la Conservazione dei Monumenti, ma è soltanto nel 1952, per iniziativa del cardinale Schuster, che una comunità di monaci cistercensi riprese possesso dell’abbazia completando i lavori iniziati nel 1926 e riportandola al progetto originario, eliminando ogni traccia di forme barocche antecedenti al restauro.
Oggi rimane poco o nulla delle antiche strutture.

La comunità cistercense che ora abita l’Abbazia vive seguendo la Regola di San Benedetto.
Il monastero è paragonato a una scuola che insegna la scienza della salvezza.
I beni prodotti e confezionati direttamente dai monaci, sono venduti nel dispensario dell’Abbazia: miele, confetture, salse, infusi di erbe aromatiche, creme e tantissime altre cose. La Bottega vende liquori, digestivi, bevande medioevali, birre artigianali e prodotti erboristici di tradizione monastica. È presente anche la rivendita di libri e oggettistica religiosa.

Chiaravalle è un luogo di accoglienza per chi necessita di ritiro spirituale e vivere esperienza monastica. Nell’Abbazia si possono anche prenotare percorsi o aderire a progetti didattici che i monaci propongono alla scolaresca, milanese e non.

Un consiglio: visitatela, ne vale veramente la pena. All’interno della Chiesa sono visibili ancora molti affreschi.

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