La mia considerazione su “preti e celibato”

Nel suo attacco alla chiesa che spaccò il mondo cristiano, Lutero mise in discussione tutto l’impianto fino a quel momento “interpretato” dalla Chiesa a proposito dei 7 sacramenti.
Per stare nella fattispecie, obiettò sui due argomenti: matrimonio e ordinazione.
Nelle religioni riformate infatti nessuno dei due è un sacramento. I sacerdoti sono “pastori”, cioè gli eletti del gregge dei fedeli, e come tali possono essere sposati. Non sono ordinati da una gerarchia ecclesiastica ma scelti dai fedeli, forse perché partono dal concetto di non essere Cristo in terra e perché più attenti alle Sacre Scritture.
Nel cattolicesimo tutto l’impianto è basato sul concetto della verginità di Cristo; essendo i preti (e, per discutibile conseguenza, anche tutto l’ordinamento gerarchico ecclesiastico, non presente nella comunità di Cristo dove ognuno degli apostoli aveva un compito ma non era superiore agli altri) degli alter ego della sua figura, se era vergine lui devono esserlo anche loro: questa è l’interpretazione cattolica delle scritture!
Non mi metterò a discutere ora su argomenti dibattuti da secoli quali: gli apostoli, essendo gente semplice, hanno capito bene o come volevano loro? I vangeli sono stati trascritti bene? E interpretati bene? Cristo ha realmente detto quello che è scritto? La Maddalena era l’amante di Cristo, la sposa, o semplicemente la prostituta che ci hanno fatto credere da sempre?
Dirò invece un’altra cosa: sono regole.
Lutero sosteneva che con quelle regole un cristiano ancora non si era alzato dal letto al mattino che già aveva commesso peccato; per questo i rapporti del fedele con Dio dovevano essere meno coercitivi. Erano argomentazioni talmente ragionevoli da rendere necessario il Concilio di Trento e la seguente controriforma per stroncare nel mondo cattolico ogni velleità di rinnovamento sull’onda emotiva della interpretazione protestante.
È certamente un’argomentazione discutibile e grossolana, ma se un tifoso del Milan con sciarpa e bandiera rossonera non si infila nella curva degli Interisti, del pari un prete che si vuole sposare non sta fra i cattolici.
Fatemi tutte le obiezioni che volete, avete certamente ragione. I rinnovamenti della chiesa si rendono necessari per adeguarsi ai tempi… ma se quelle regole sono date da Cristo non si cambiano. È come dire che da stasera tutti noi laici stabiliamo che due più due fa cinque.
Stessa cosa per tutte le altre regole fissate da tempo immemore dalla Chiesa: il sole ruota attorno alla terra, il denaro è sterco del demonio, la lampadina una diavoleria moderna, e il divorziato un reietto! Come diceva un tale: la chiesa non può cambiare poiché le sue regole vengono direttamente da Dio.
Se poi il discorso è che: se non apri alla gente restano 4 cattolici in croce, allora è un’altra musica. Cos’è? La paura di non avere più i lasciti o il timore di ammettere di aver basato per secoli l’esistenza dei cristiani su boiate?
E tutti i morti per la fede o a causa della fede? Chi ha avuto ha avuto, e chi ha dato…
Il bimbo morto senza battesimo va nel limbo! Minchia! ancora non ha cominciato e subito gli è andata male! E quando i genitori degli anni ’60 già si erano arresi davanti all’ineluttabilità della regola ecco che arriva il modernizzatore di turno che cambia le carte in tavola: non è vero! Il limbo non esiste; abbiamo fatto tana! Liberi tutti.

Ma per venire al nostro quesito: se qualcuno ha deciso che Cristo non era sposato né convivente… allora è così. Ogni scostamento da questa regola è eresia, e l’argomento non è in discussione per il prete che è il suo alter ego in terra. È inutile disquisire per tirar l’acqua al proprio mulino.
Se il prete vuole sposarsi e dir messa… beh, può farsi luterano o dir messa in casa sua: giacché se ne è infischiato della regola sulla castità può anche infischiarsene della regola che ammette soltanto gli ordinati a messa; sarà una faccenda meno pubblica, non essendoci i fedeli che rispondono coralmente al confiteor, però avrà soddisfatto entrambi i suoi bisogni. Se poi il problema è cercarsi un lavoro per mantener se stesso e la famiglia avendo perso lo status di “prete”… questa è un’altra storia.
Ma una domanda da sempre mi viene quando si finisce su questi argomenti della Chiesa: davvero Dio ha posto delle regole così castranti per l’umanità?
Se mio padre mi avesse imposto regole così rigide come farei ad amarlo anche ora che è morto? Se, da buon cattolico, mi avesse imposto di: non conoscere altre ragazzine se non quella da sposare, non dire mai nemmeno una piccola pietosa bugia, andar sempre bene a scuola; se mi avesse severamente punito come – secondo la Chiesa – Dio fa con i suoi figli, col piffero che ora mi ricorderei di lui.
Se Dio è un padre… come può punire ogni piccola manchevolezza? Non saranno forse le gerarchie ecclesiastiche che codificano i peccati con una fantasia morbosa?
Ma… ed è l’ultima osservazione, lo giuro: Cristo è grande per una vita spesa a predicare e agire bene, non imponendo nulla ma cercando di convincere con la bontà e l’esempio. Questa è l’unica verità che io riesco a ricavare dai racconti dei Vangeli; tutto il resto: frasi attribuitegli, ammonimenti, condizionamenti, interpretazioni, eccetera, sanno di molto umano e quindi discutibile.
Per l’amor di Dio, datemi qualcosa di semplice da capire e rispettare. Allora il sacrificio che mi si impone sarà talmente chiaro da non esser più un sacrificio ma qualcosa di mio. Non più una regola imposta, ma accettata e voluta e facile da seguire, non soltanto per gli eletti ma per molti di più. Capire e comprendere eliminerà il peccato.

Tutti i suoi alter ego passati e presenti possono dire di aver fatto e fare come lui?
Sì? Davvero sì?… e allora dov’è il tanto dibattuto problema?

Erberto Accinni

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati *