La pubblicità

carmencita

Il 15 giugno 1931, in un discorso all’Advertising  Federation of America, Franklin D. Roosevelt disse: «Se ricominciassi la mia vita, credo che preferirei lavorare in pubblicità che in qualsiasi altra professione. Perché la pubblicità è arrivata a coprire l’intera gamma delle esigenze umane; e unisce autentica fantasia allo studio profondo della psicologia umana. Poiché porta a un gran numero di persone la conoscenza di cose utili, la pubblicità è essenzialmente una formadi educazione… Il generale miglioramento delle condizioni di vita nelle civiltà moderne sarebbe stato impossibile senza quella conoscenza di livelli più elevati che è diffusa dalla pubblicità».

In Italia il decreto legislativo n. 74/92 ha definito la  pubblicità “qualunque forma di messaggio che sia diffuso, nell’esercizio di un ‘attività economica, allo scopo di promuovere la vendita o il trasferimento di beni mobili o immobili, oppure la prestazione di opere e servizi”.  La Pubblicità, secondo il decreto  74/92, è  qualsiasi forma di comunicazione,  si avvale dell’informazione e della persuasione per rendere noto  “qualche cosa” a “qualcuno” catturandone l’ attenzione e inducendolo  a tenere determinati comportamenti o atteggiamenti.

Già ai tempi dei babilonesi e dei romani esistevano alcune forme pubblicitarie : i primi usavano simboli commerciali i secondi insegne di negozi e affissioni per propaganda elettorale. La pubblicità, come noi la percepiamo oggi, è figlia dell’invenzione della stampa. Il primo annuncio pubblicitario fu di William Caxton che, nel 1473, in Inghilterra pubblicizzava con un volantino il suo libro di precetti religiosi. Il primo annuncio  sul giornale fu pubblicato in Germania, nel 1525, per reclamizzare un medicinale; il primo supplemento di pubblicità vide la luce a Londra nel 1666 ebbe una  tale diffusione che il Governo inglese – sempre a caccia di denaro per finanziare le guerre di religione- impose una tassa sulla pubblicità, eliminata poi nel 1853.

Verso la fine dell’Ottocento erano utilizzati l’annuncio illustrato, il volantino, il grande manifesto colorato, e l’insegna; compaiono le prime agenzie pubblicitarie in America e in Inghilterra; in Italia, la prima organizzazione pubblicitaria fu fondata nel 1863 a Milano da un farmacista bresciano: Attilio Manzoni. È tutt’oggi la concessionaria di pubblicità esclusiva dei mezzi del Gruppo L’Espresso e di un qualificato gruppo di Editori Terzi. Nel 1888, in una pubblicità francese il cui oggetto era la bicicletta con pneumatici brevettati, John B. Dunlop diede l’impulso, con successivi miglioramenti negli anni, alla diffusione del nuovo mezzo di locomozione individuale.

Agli inizi del 1900, per iniziativa dei pittori Toulose-Lautrec e De Chirico, alle inserzioni pubblicitarie si unirono i manifesti, nei quali si mescolavano l’immagine, il colore e la parola. Sempre in questo periodo i fratelli Lumière proiettarono uno spot durante la visione di un film per pubblicizzare lo champagne Moet et Chandon. Nel 1925, Daniel Stach pubblicò le prime cinque regole pubblicitarie: 1)essere visto, perciò bisogna conferirgli la necessaria attrattiva; 2)essere letto, perché molti annunci sono guardati, ma non osservati; 3)essere creduto, perché un buon annuncio deve convincere ‘acquirente della veridicità di quanto promette; 4)essere ricordato; 5)essere capace di spingere il compratore ad agire, cioè ad acquistare un determinato prodotto.

Durante il fascismo fu fatto molto uso della propaganda. Per Mussolini e tutto il partito fascista i mezzi utilizzati furono altrettanto importanti: lo sport, i libri della scuola, la radio con la quale Mussolini entrava direttamente nelle case degli italiani, e il cinema le cui immagini erano strumentalizzate perché rimanevano facilmente impresse nella mente degli italiani. Nel secondo dopoguerra in Italia nacquero nuove associazioni “a tema”: nel 1945 nacque l’Associazione Italiana Tecnici Pubblicitari; l’UPA di lì a poco, seguita dalla Federazione Italiana della Pubblicità e così via. Nacque l’associazione per gli studi di mercato e fu indetto il primo premio per la Pubblicità: la Palma ‘Oro.

In Italia si imposero molte società internazionali di pubblicità perché gli italiani erano sprovvisti di strutture adatte.  Nel 1954 vide la luce la Radio Televisione italiana e da quel momento il Carosello introdusse uno spazio dedicato alla pubblicità, una pubblicità sobria, delicata, destinata a grandi e piccoli. L’inizio della diffusione della pubblicità vide il fiorire  di nuovi termini pubblicitari. L’imprenditoria in generale e l’industria alimentare in particolare, individuarono  i bambini come target principale.

Verso gli anni ’90, una crisi internazionale  ha influenzato tutte le strutture della comunicazione indebolendo la pubblicità, dalla  promozione si passa alla pubblicizzazione. Negli anni 2000 l’economia italiana entra in una fase di crescita estremamente bassa che sfocia nella recessione.

Lo sviluppo della pubblicità continua a procedere al passo con l’evoluzione economica e tecnologica della società.

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