Vero o Falso:Il libero arbitrio

interrogativo          libro del destino

Ieri si discuteva della libertà che è concessa a ciascuno, chiedendosi se si possa intervenire sui fatti che devono accadere, scritti nelle pagine del libro della nostra vita, sempre ammesso che ce ne sia uno per ciascuno di noi.

Ci si chiedeva: le nostre azioni sono libere o governate dalle previsioni scritte nel libro?

E poi: è un libro sul quale sono state già scritte le pagine o è un libro che ci scriviamo da noi?

In definitiva: Esiste il libero arbitrio o è un servo arbitrio?

Sulle perplessità evocate dalla questione, ci è venuto spontaneo fare riferimento a “Edipo” il quale, informato dall’oracolo che ucciderà il padre e giacerà con la madre, si allontana da Corinto dove è principe ed erede al trono.

La sua paura è l’avverarsi dell’oracolo; ma di fatto, allontanandosi da quelli che crede essere i suoi genitori va incontro al suo destino. Giunto a Tebe, dapprima uccide il vero padre e poi prende in moglie la vera madre.

Quanti, dopo aver preso una decisione importante di fare o non fare qualcosa, si trovano poi ad agire in maniera diversa? Credo che sia successo a tutti.

E quanti – per amor di coerenza – fanno cose che non vorrebbero?

I Latini dicevano che quisque faber est fortunae suae, ma è proprio vero? Non è per caso che – costruendosi la propria fortuna o sfortuna, oppure anche soltanto subendo quello che la vita manda – non si fa altro che ottemperare a quanto è scritto nel libro?

Adducevo a giustificazione del pensiero che, se è vero che il cosmo è regolato da un succedersi di azioni, è necessario che quelle azioni si compiano; non è sufficiente sperare che qualcuno le faccia, occorre che siano individuate le persone alla quali affidare il compito di fare.

In conseguenza, ognuno ha un compito; che l’azione sia buona o cattiva – secondo un metro di misurazione umano – è ininfluente, giacché il bene e il male obbediscono a leggi universali e cosmiche non decise da noi. Così – per quanto cinico possa apparire all’occhio umano – per mantenere l’equilibrio universale occorrono sia il santo sia il peggiore dei criminali.

Se sulla terra ora è il momento del caos, del decadimento, dell’amoralità, è allora possibile che in un altro punto del cosmo sia il momento della virtù, che mantiene in equilibrio sulla bilancia universale il positivo e il negativo?

Se ci fosse qualcosa di vero – e non lo saprei proprio dire – ne conseguirebbe che il libero arbitrio non esiste.

Se Dio ci avesse lasciato liberi di scegliere seguendo le nostre inclinazioni, temo che ci sarebbe il caos cosmico. Dio allora non dovrebbe intervenire per evitare che la sua creazione vada a scatafascio? Ma se intervenisse, ancorché a posteriori, allora dove sarebbe il libero arbitrio?

La Chiesa cattolica sostiene il libero arbitro.

Lutero sosteneva il servo arbitrio e conseguentemente la “predestinazione”, risolvendo così l’eterno dilemma della coscienza di operare bene o male.

Non mi addentro oltre nel concetto: non sono né filosofo né teologo. Però, pur essendo figlio del popolo, ogni tanto mi trovo dentro domande più grosse di me.

Dal mio punto di osservazione – molto basso – cerco delle risposte, ma come sempre sono risposte umane.

Concludo dicendomi che le convenzioni umane con le quali sono cresciuto, mi costringono a cercare spiegazioni usando elementi di ragionamento umani e non trascendenti; ma è un po’ come dire che c’è sempre una spiegazione anche quando non la si trova: per il cristiano è la fede, da porre come elemento invalicabile e principale di ogni ragionamento.

Quindi, quello che razionalmente è vero per tutto quello che è visibile con gli occhi, senza la fede diventa probabile, per ciò che visibile non è.

Per convenzione noi diciamo che Dio esiste, e adduciamo a spiegazione che esistono anche le cose invisibili, per il solo fatto che se ne parla. Però nessuno l’ha visto, come non ha visto l’asino che vola; eppure all’asino che vola nessuno ci crede!

Non sto tentando di convertire all’agnosticismo. Credo anzi di star scrivendo cose ovvie e quindi non pericolose; ma un dubbio mi segue da anni: Hitler e i peggiori criminali della storia hanno agito per conto loro o sono stati agiti dalle pagine scritte nel loro libro personale?

Se fosse vera quest’ultima ipotesi… che colpe avrebbero?

Davanti alla storia dell’umanità è inutile chiederselo; ma davanti alla storia del cosmo? Non hanno forse agito in funzione di un disegno superiore, ottemperando così a una legge che valuta i concetti di bene e male in termini non più spiegabili dal ragionamento umano?

Forse a questo punto sarebbe bene introdurre un’altra variabile di considerazione: il giudizio, o meglio l’azione del giudicare che ognuno di noi ha e compie.

Ma se è valida per ciò che riguarda la sfera materiale, eccola diventare minuscola e risibile per quanto attiene l’universo ultraterreno.

Infine, dopo la nostra morte, chi realmente ci giudicherà? L’umanità sicuramente, ma se davvero ci sarà il giudizio universale… beh, che senso avrà?

Se avremo agito bene saremo stati in Dio e avremo fatto la sua volontà. Ma se avremo agito male? Non saremo stati ancora una volta strumento di Dio perché si compia il bene in altri che hanno preso le distanze dai nostri comportamenti malvagi?

Se non ci fosse stato Giuda – per certi aspetti agnello sacrificale della storia – avrebbe Cristo potuto essere ciò che universalmente è?

E allora perché insultarlo, se poi – in definitiva – ha contribuito alla gloria di Cristo?

Da questo pensiero è poi discesa una considerazione molto terrena fra bene e male, perché come ho detto, il discorso è stato sempre in bilico fra ragionamenti sul visibile e scorribande nell’invisibile al quale non siamo preparati.

Così, tolte le azioni umane palesemente malvagie, è emersa un’area grigia – che credo sia di notevoli dimensioni – di comportamenti che “sembrano” bene o male, il cui inserimento in una categoria o nell’altra mi pare fortemente dubbio.

Faccio un solo esempio, tratto dal vangelo di Giovanni che copio dal sito del Vaticano:

1 Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù.

2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

3 Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».

4 E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».

Io ho una certa età, e sono sicuro che se mi fossi rivolto a mia madre con quel tono, di certo mi sarebbe arrivato un ceffone (vedasi il quarto comandamento, che dovrebbe essere valido erga omnes).

Chi avrebbe agito male:

Mia madre, che non avrebbe compreso la mia risposta evangelica?

Io, che avrei fatto una imitazione di Cristo sicuramente limitata ai miei comodi?

L’acqua, che certamente non si sarebbe mutata in vino?

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