C’era una volta: la risata.

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Per me, nei primi anni sessanta, il cinema era la più bella forma di divertimento possibile. Mi divertivo molto al cinema.
Non ricordo esattamente che età avessi, però ricordo di essermi posto la domanda vedendo il volto sorridente di J.F.K.: quest’uomo va il cinema?
Più avanti negli anni riuscii a rispondermi affermativamente. Lo amava!
La domanda evolse poi coinvolgendo anche i “miei” uomini politici. Vedevo qualche volta i loro volti al telegiornale (confesso che a 12, 13, 14 anni e anche dopo, lo trovavo noioso), ma non sorridevano mai. Del resto: risus abundat in ore stultorum.
Fanfani, Moro, Segni, chi li ha mai visti ridere? E Andreotti? Saragat?
Mario Scelba? Perché mai avrebbe dovuto ridere?
Si divertivano? Andavano al cinema? Qualcuno conosce momenti ludici documentati che a me sono sfuggiti, lasciandomi un’idea di serietà e affidabilità da emulare?
Mussolini amava il cinema; lo avevo visto in alcuni filmati alla Mostra di Venezia; però non rideva mai, nemmeno per le barzellette su di lui. Anzi, le ha fatte pagare ai burloni non facendoli più ridere dal ’40 al ’45. E quelli dopo di lui? Se non andavano al cinema come si divertivano? Le immagini che davano di loro i TG in grigio, erano di uomini seri, impegnati nella politica così tanto da farmi pensare che dovevano avere uno spirito di abnegazione non comune per rassegnarsi a non ridere mai.
Crescendo la domanda si era allargata ad altre forme di divertimento, ma era sempre una domanda senza risposta. Qualcuno li aveva mai visti giocare al bowling, andare alle corse dei cavalli, alla tombola natalizia, al “natiche club” (così Totò chiamava i night)?
Ho dovuto aspettare la tv a colori e Sandro Pertini per vedere una simpatica risata, e poi il “periodo Craxi” per sapere con certezza documentata che anche loro si divertono e ridono: De Michelis in discoteca, con una “zazzera” riccioluta, corvina e antiestetica quanto tutto il resto. Craxi… beh, l’ha scritto Moana Pozzi.
Andreotti era spiritoso. Scriveva frasi di effetto e ha fatto del cinema sul tassì di Sordi, ma non quando compariva in bianco e nero. Oggi, per sciogliere i miei dubbi di adolescente e averne la certezza che anche loro si divertono, basta leggere le sentenze: ridono. Eccome se ridono! E si divertono, anche se non vanno al cinema. Sono esseri umani completi, anche se in questi ultimi giorni non li ho visti tanto contenti.
Ai tempi di Bill Clinton, ricordo di aver sentito un aforisma americano: i Democratici finiscono negli impeachment per affari di donne, i Repubblicani per questioni di denaro.
Da noi per non far torto a nessuna fede politica transoceanica… tutti e due le opzioni, insieme. Non si fanno nomi.
Mentre scrivo, Word continua a chiudersi inaspettatamente! Viste le recenti mode dei servizi segreti… non è che mi stanno spiando, e – letti i nomi e l’argomento – qualcuno prova a impedirmi di scrivere la mia riflessione?
Così, l’ultima immagine di serietà e compostezza, deve per forza rifarsi alla mia adolescenza; a quegli anni grigi dei filmati dell’epoca, sgranati e confusi, nei quali la debolezza di una risata non era mai documentata.
A quegli anni grigi, dove ogni cosa era seria e la risata regolamentata dalla Chiesa.
Però mi ricordo una battuta di un film: Il re e Mussolini passeggiano nel giardino di Villa Torlonia. Improvvisamente il re ha un sogghigno e Mussolini chiede cosa lo stia divertendo.
– Oh nulla. – risponde il re – mi sono ricordato le parole della canzone Lili Marleen.
– Non la seguo, maestà…
– Sa, Cavaliere, il punto che dice: Penso che mai sarà di me, ma poi sorrido e penso a te…
La democrazia funziona quando a decidere siamo in due, e l’altro è malato. (Winston Churchill).

Erberto Accinni

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