La legge di stabilità 2015…

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La legge di stabilità – il cui testo è arrivato ieri alla Commissione Bilancio – annuncia grosse novità per il prossimo anno 2015. Guardiamone qualcuna, e in quanto cittadini, contribuenti, pensionati e perché no, persone attive che fanno la loro parte nel sistema Italia… facciamo qualche considerazione su talune scelte non condivisibili né accettabili.

TFR in busta paga
Dal prossimo anno i lavoratori del settore privato potranno scegliere se avere in busta paga l’anticipo del trattamento di fine rapporto. A fronte della richiesta del dipendente, l’impresa si farà rilasciare dall’INPS una certificazione di diritto alla prestazione da trasmettere alla banca che deciderà se erogare il finanziamento; una sperimentazione che inizia dal primo marzo 2015 e andrà fino al 30 giugno 2018 (la guerra 15-18 del nuovo secolo); sono esclusi dalla possibilità i lavoratori pubblici, i lavoratori domestici e quelli del settore agricolo. Le imprese non avranno costi aggiuntivi; sarà gratuito essendo le banche ad anticipare le risorse necessarie a pagare il TFR.
Qualora da parte dell’Azienda non avvenisse la restituzione delle somme, la Banca potrà rivolgersi all’INPS.
Dove è l’inghippo? Lo Stato rimpinguerà le sue casse, giacché opererà un prelievo fiscale più incisivo, stimato in 1,4 – 4,0 miliardi di euro: il lordo annuo percepito sarà più alto, e più alte conseguentemente saranno le trattenute, per effetto della crescita dell’aliquota sul reddito annuo lordo.
I lavoratori dipendenti diventeranno sempre più poveri, anche perché l’anticipo in busta paga farà loro perdere la rivalutazione annua del TFR.
Ma non è soltanto questo: le somme ricevute risolveranno solo una difficoltà immediata dovuta a disoccupazione, imprevisti, motivi di salute, ma alla fine del percorso lavorativo, il lavoratore non avrà più quell’accantonamento di denaro che fino a oggi è considerato da tutti il momento di realizzazione dei sogni dopo la vita lavorativa.
In uno studio dentistico, al cliente che lamentava di non poter sostenere i costi delle cure preventivate perché non aveva denaro, la segretaria ha risposto: “Ma… non ha appena incassato il TFR ”?
Beh! Seppur poco educate, queste affermazioni non si sentiranno più.
Certo, l’anticipazione del TFR in questo momento potrebbe dare una boccata di ossigeno alle famiglie perché avrebbero disponibilità immediata, ma il governo intende incentivare l’economia aggredendo i risparmi dei lavoratori?
Mah, non si sa che considerazioni fare: è ideologicamente sbagliato. Il TFR era nato con l’intento di un risparmio forzato per non dipendere dai figli nella vecchiaia, al pari dei prelievi forzati dei contributi INPS per dare una pensione.
Per finire, chi opterà per il Tfr in busta perderà il bonus mensile di 80 euro.

Previdenza integrativa.
La legge di stabilità tocca la pensione dei professionisti.
La scelta del governo per le casse previdenziali private e i fondi pensione integrativi è di considerarle normali rendite finanziarie, con il conseguente aumento di tassazione dal 20% al 26%.
Cosa significa?
Tutti coloro che hanno aderito per forza maggiore al sistema di previdenza privata ricorrendo a fondi di pensione integrativa, cioè i liberi professionisti, i titolari di ditte individuali e le imprese in generale (e sono in molti), subiranno un aumento di imposizione fiscale considerevole: dall’11,5% passeranno al 20%. Il loro denaro, risparmiato e messo da parte, sarà meno in futuro.
Le casse previdenziali subiranno una tassazione maggiore, come già detto, dal 20% al 26%. Per molti, questo sistema previdenziale è l’unico possibile, non ne esistono altri per garantirsi una rendita dignitosa per la vecchiaia.
Oramai tanti la pensano in modo diverso del governo Renzi. Anzi questa legge di stabilità sta destabilizzando l’intero sistema Italia.
I nuovi decreti non toccano le aliquote Irpef, è vero! Però hanno prodotto tanti prelievi indiretti da non far percepire alcun beneficio: paghiamo più tasse rispetto a prima. Nel 2013 fu fatta la guerra per non imporre l’IMU, e si minacciò di ricorrere all’aumento dell’IVA. Risultato: l’IVA è aumentata al 22% e paghiamo la TASI.
Dove finiscono tutti questi soldi, atteso al fatto che non si trasformano in servizi e benefici per i cittadini?
Ho lavorato tutta la vita e ora sono messa ai margini della società… ”sono una pensionata”, il bonus di 80 euro non mi spetta perché il mio reddito non lo prevede!
Una certa considerazione noi pensionati l’abbiamo, oggi, soltanto dalle banche che, capito che siamo percettori di reddito fisso, cercano di obnubilare il nostro cervello con spot pubblicitari di finanziamenti ai pensionati con tassi, secondo loro, convenientissimi!
Anche il Presidente Renzi ha trovato nei pensionati la mucca dalle mammelle d’oro, da mungere fino a che non potrà farlo altrove.
Dove sono finiti i nostri contributi, prelevati per anni dalle buste paga e versati dagli attuali pensionati all’INPS per avere assicurato il “loro futuro”?

Investimenti in ricerca.
Le imprese, oltre a poter contare su agevolazioni per quasi 2 miliardi di euro per le assunzioni a tempo indeterminato, avranno un nuovo credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Il valore della misura è di 300 milioni.
Il credito d’imposta per gli incrementi di investimenti nella ricerca sarà del 25%. Sarà possibile elevarlo al 50% soltanto nel caso di ricerca contrattualizzata con università o enti di ricerca.
Sarà riconosciuto fino a un importo massimo annuale di 5 milioni per beneficiario, a condizione che siano sostenute spese per attività di ricerca e sviluppo almeno pari euro 30 mila.

Il Bonus di 80 euro in busta paga
Il bonus in busta paga non sarà eliminato, anzi verrà esteso alle famiglie monoreddito.
Per le famiglie con due figli a carico e monoreddito, il bonus di 80 euro sarà percepito da coloro che hanno redditi fino a 31mila euro lordi l’anno. Per chi ha tre figli il tetto del reddito arriverà a 40mila euro; per chi ha 4 figli sarà di 50mila euro.
L’Azienda lo erogherà in busta paga senza obbligo di richiesta da parte del lavoratore, tuttavia molte aziende hanno predisposto dei moduli finalizzati a raccogliere comunicazione di eventuali altri redditi da lavoro dei dipendenti ma sconosciuti al datore di lavoro principale, per la conseguente rinuncia scritta al Bonus.
Qualora si arrivasse a scoprire successivamente di averne diritto lo si potrà sempre ottenere con il conguaglio nel 730 del 2015.
Attualmente, per verificare se il bonus è stato corrisposto, i lavoratori dipendenti (pubblici e/o privati) devono controllare sulla busta paga se è stata aggiunta la voce “bonus IRPEF”, sempreché abbiano un reddito annuo lordo complessivo fino a 26mila euro. Il bonus spetta nella misura piena di 80 euro qualora il reddito annuo lordo di cui è a conoscenza il sostituto d’imposta rientri nel tetto di 24mila euro. Se il reddito è oltre i 24mila euro, il bonus diminuisce gradualmente fino a 26 mila.
A tutt’oggi, il bonus 80 euro non spetta ai titolari di partita iva, ai pensionati (nemmeno quelli con reddito inferiore ai 24000 euro), ai redditi inferiori agli 8.000 e superiori ai 26.000 euro. Costoro potranno percepirlo se nel 2015 il governo troverà le opportune coperture finanziarie.
Qualora il Bonus non fosse indicato in busta paga, oppure fosse inferiore a quanto ci si aspettava?
I casi sono diversi; ad es. potrebbe essere stato un errore del datore di lavoro, oppure il lavoratore ha un reddito superiore ai 26mila euro annui nel 2014; oppure percepisce compensi non aventi diritto al bonus, etc.

Ecobonus e ristrutturazione
Gli ecobonus (art. 139 legge stabilità 2015) sono stati prorogati a tutto il 2015.
Per il 2014 le aliquote sono state del 50% e del 65%; dal 1 gennaio 2015 si potrà usufruire del 40% per le ristrutturazioni edilizie e del 50% per il risparmio energetico; forse nel 2016 saranno riportate al 36%,: non è chiara la rimodulazione.
Gli interventi antisismici sono detraibili per il 65% fino al 31 dicembre 2014, nel 2015 la detraibilità scenderà al 50%.
Ho letto che quando Alcide de Gasperi nel gennaio del 1947 andò in America a perorare la causa della sua Italia povera, ebbe in prestito il cappotto da Attilio Piccioni, perché il suo era vecchio e logoro. Le sue valigie di cartone furono sostituite all’ultimo momento con altre di pelle, regalate da un pellaio milanese. Ma fu il terzo italiano a essere onorato di una ticker-tape parade dalla città di New York.
Era vestito male, non per mancanza di gusto ma perché così era l’Italia allora: vestita male e povera. Oggi sono vestiti bene ma dal loro agire traspare….tutt’altro!
Non sappiamo, al momento, se il testo verrà licenziato così o subirà revisioni, com’è probabile.
Per come è concepito ora, non è condivisibile né accettabile. La fascia media della nazione ne risulta ancora una volta pesantemente colpita e le relazioni saranno compromesse da comportamenti sempre più incivili per via della disparità di reddito.
Il benessere che doveva facilitare una vita dignitosa, in un recente passato di progressivo scadimento ha già legittimato un divario fra chi ha e chi non ha, creando rigide categorie di cittadini di serie A e serie B e invidie.
Governare un paese creando esasperazione che si ritorce su tutti e verso tutti è un errore gravissimo, che darà risultati sempre peggiori in futuro; ma già ora siamo come i polli di Renzo, che si beccavano fra loro mentre venivano portati da Azzeccagarbugli per essere cucinati in pentola.

Luciana E.

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