LA SINCERITÀ.

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“La sincerità può essere dolorosa, ma è sicuramente più dignitosa dell’inganno” è una frase che ho letto su internet. Non credo sia famosa, però è condivisibile, almeno da parte mia.
Da un po’ di tempo a questa parte mi capita di imbattermi in certe situazioni e di dover decidere se affrontarle con sincerità oppure aggirarle con artifizio.
Sono dotata da sempre di molta diplomazia, e per la verità me la sono sempre cavata egregiamente. Con l’età, che è inesorabilmente galoppante, mi sono resa conto che la diplomazia sta lasciando il posto a una brusca sincerità. L’esperienza accumulata negli anni di vita vissuta studiando, lavorando e vivendo in modo attivo, non lascia più spazio a nessuno sconto verso chi è irriverente sia nei riguardi dell’età sia per le competenze acquisite, o per le cose che sono dette.
Ricordo che quando ero giovane non mi sfiorava nemmeno la mente contrappormi a chi dimostrava di saperne più di me, anzi pendevo dalle sue labbra. Non sto parlando di una persona sottomessa, non lo sono mai stata, ma di una persona giudiziosa che nelle diverse situazioni ha sempre scelto da quale parte stare; non sto parlando neanche di una persona che si è schierata soltanto dalla parte dei vincenti o dei prevaricatori, no!
Semplicemente ho cercato di imparare dall’esperienza degli altri in tutti i modi, rubando con gli occhi, con le orecchie e, con altrettanta attenzione, decidere quale fosse “il giusto in quel momento” per quel che mi era possibile valutare, e soltanto dopo prendere posizione.
Oggi le persone giovani hanno voglia di arrivare subito alla meta, di cogliere subito il successo; non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire “ho fatto gavetta”. Il loro modus vivendi li ha imprigionati in un arrivismo che fa paura. In un egoismo altrettanto ingombrante e pericoloso.
La mania di apparire, di essere visibile calpestando i sentimenti altrui, è diventato lo strumento quotidiano per arrivare alla notorietà.
Voi direte: ma cosa c’entra in tutto questo la “sincerità”?
C’entra, c’entra. Pensate a tutti i ragionamenti polemici che si fanno per non mollare il proprio punto di vista quando è redarguito da chi ne sa di più.
La “sincerità” è sempre stato il contrario della “bugia”; la sincerità dovrebbe diventare un comandamento nella nostra società, perché a mio avviso rappresenta il rispetto di se stessi e degli altri. Ma quanti di noi si rispettano? Quante cose ci nascondiamo e nascondiamo agli altri?
Quante volte avete fatto a una persona amica, o semplicemente a un conoscente, un complimento che non pensavate affatto?
Quante volte avete criticato una persona per il semplice motivo di esserne gelosi?
Quante volte non avete approvato un progetto perché non era il vostro?
Quante volte vi è capitato di dover sopportare una bugia del vostro amico, compagno, marito, su qualcosa che lui ha voluto fare, e che dice di aver fatto per voi, per farvelo accettare?
Quante volte avete dato giudizi avventati e irriverenti a chi riveste ruoli strategici?
Quante volte avete pensato “mors tua vita mea” ma avete poi camuffato questa verità con fumose e perbenistiche considerazioni o atteggiamenti di comprensione?
Quante volte……continuate voi nell’elenco; sicuramente ognuno di noi ne ha situazioni da aggiungere.
Del resto, La verità nuda e cruda non sempre ha gli effetti sperati sulla risoluzione delle conflittualità, anzi… Non li ha neppure nei rapporti non conflittuali.
La sincerità oggi si può considerare una virtù oppure è un valore che ormai non crea più differenza?
Una sommaria lettura della nostra società fa emergere che esistono “tante verità”.
La verità del ladro che ruba perché è un extra-comunitario senza lavoro, e che chiede di essere creduto soltanto affermando che se fosse stato in altra situazione non lo avrebbe mai fatto…
La verità di chi ha sparato al ladro per eccesso di difesa o per semplice difesa determinata dalla paura.
La giustificazione data dallo studente all’insegnante del perché non ha studiato: non gli piace la materia.
L’artigiano che preventiva un prezzo, e a lavoro ultimato ne pretende un altro facendovi credere di aver incontrato imprevisti…

La sincerità può essere considerata un insieme di serietà e di onestà?
Essere ”cittadino onesto e serio” comporta che sia riconosciuta anche l’altra qualità: la sincerità, appunto. Infatti, il soggetto privo di serietà non è creduto neanche quando dice la verità. Ci ricordiamo del pastore burlone che gridava “al lupo, al lupo”?
Ci sono molte occasioni durante la vita in cui si agisce esattamente al contrario di come sarebbe stato normale fare. Per esempio abbiamo usato la sincerità per ferire una persona e abbiamo detto una bugia per lenire le pene di qualcun’altra.
La prima andrebbe sicuramente punita, la seconda assolta… ma allora di che stiamo parlando? È un bel dilemma.
Voglio richiamare alla vostra mente alcune frasi di persone che hanno lasciato le loro riflessioni su questo tema.

• “Quando la necessità ci porta a usare parole sincere, cade la maschera e si vede l’uomo.” (Lucrezio)
• “Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa.” (Martin Luther King)
• “Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo.” (Buddha)
• “Nulla è più complicato della sincerità.” (Luigi Pirandello)
• “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.” (Oscar Wilde)
• “A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialza e continua per la sua strada.” (Winston Churchill)
• “Ogni verità passa attraverso tre fasi: prima viene ridicolizzata; poi è violentemente contestata; infine viene accettata come ovvia.” (Arthur Schopenauer)
• “Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.” (Umberto Eco)
• “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.” (Bertolt Brecht)
• “Si mente, sì, con la bocca, ma con il ghigno che si fa in quel momento si dice pur sempre la verità.” (Friedrich Nietzsche)

Per quanto vogliate leggerle e rileggerle, non potrete fare a meno di osservare che ogni autore è originale nel definire la “sua” sincerità!
Vuol dire forse che dobbiamo propendere per una definizione della sincerità soggettivizzata alle situazioni?
Per quanto mi riguarda, trovo difficile sostenere una definizione al di sopra delle altre, perché sono tutte condivisibili; tutte richiamano situazioni veritiere accadute nel corso della vita.

Cari lettori…
sono costretta a chiudere il mio pensiero sulla sincerità lasciando aperto il dibattito sulla vera “natura” di questo temine: non potremmo stigmatizzarlo, perché “la verità” di una persona potrebbe essere “la non verità” di un’altra.
Cosa ne pensate voi?

Luciana E.

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